Etica e Design si fondono nella collezione THE DAY AFTER di Emanuela Bergonzoni, esperta orafa e docente di Design del Gioiello presso l’Accademia di belle Arti di Bologna.Il nome della collezione racchiude la filosofia creativa che anima ogni creazione: il giorno dopo l’impatto, ovvero pensare l’oggetto dopo il suo utilizzo e ridargli nuova linfa vitale sotto un inedita veste. Ogni gioiello è stato creato tramite la lavorazione dell’imbutitura, tecnica a basso impatto ambientale, la quale prevede una destrutturazione dell’oggetto iniziale, alla quale segue poi una lavorazione di taglio, assemblaggio e saldatura.
Abbiamo incontrato Emanuela Bergonzoni in una intervista:
1. The day after. Ci racconti il concept della collezione?
La filosofia che sostiene l’idea del progetto Day After è in connessione alla mia concezione della vita. Come artista sono inevitabilmente in relazione profonda con quello che creo. Il concetto che sostiene l’idea di Day After si concentra sulle caratteristiche plastiche dei metalli, mi riferisco a quelle che riguardano la loro capacità di deformarsi e conseguentemente aumentare la loro resistenza grazie alle piegature o curvature. Nella modellatura dei caratteristici cilindri destrutturati si applica una forte pressione la quale non solo ne cambia l’aspetto ma rende la sottile lastra del cilindro più resistente, le pieghe che si formano diventano punto di forza. Questo trauma pota con sé un cambiamento, questo in un primo momento può destabilizzare ma in una più profonda analisi ne riconosciamo i vantaggi.
2. Etica ed estetica sono due elementi che si fondono in ogni creazione presentata. In che modo?
Il fattore ambiente mi sta molto a cuore, nel ciclo di produzione dei miei gioielli l’impatto ambientale è minimale, la tecnica adottata è l’imbutitura, cioè pressatura del metallo a freddo, la quale non comporta inquinamento in quanto processo meccanico che effettuo a mano. Inoltre ho scelto di utilizzare solo argento certificato proveniente dal riuso di scarti industriali.
Questo progetto è inserito nella vetrina delle sostenibilità della regione Emilia Romagna.
3. La tua idea di moda etica oggi, in Italia e nel mondo.
La moda etica dovrebbe avere insite le due caratteristiche di etica ed estetica, il termine etico che per me dovrebbe essere l’assunto di partenza, è comprensivo di due valori, uno riguarda l’uomo e in particolar modo le condizioni di lavoro della manodopera e l’altro si rivolge all’ambiente e alla sostenibilità dei materiali e dei processi produttivi.
Fino a pochi anni fa la simbologia del vestire ci portava a pensare la moda solo come valore estetico, per fortuna sempre più individui sono consapevoli dell’interconnessione tra le nostre scelte estetiche e il degrado ambientale.
Il sistema moda comprende un’ importante fetta di mercato e quindi l’acquisto consapevole può, su larga scala, fare la differenza. La comunicazione al consumatore in questo frangente è di grande importanza, manca a mio avviso un sistema di etichette informative, regolate dagli stati .
Sono arrivata a questa conclusione pensando alla dicitura “nuoce gravemente alla salute” che troviamo sul pacchetto si sigarette, in un futuro prossimo potremmo trovare la scritta “ nuoce gravemente al pianeta terra” sull’etichetta di un capo di abbigliamento o su un gioiello.
4. Le pieghe impresse sottolineano il solco creato dalla lavorazione e conferiscono al gioiello linee leggere e ondulate come lenzuola disfatte. Idea originale per concepire il metallo in maniera soft. Una scelta dettata dal gusto o dalla lavorazione?
Concepire il metallo come tessuto è un aspetto ricorrente del mio operato artistico , dalle sculture ai gioielli spesso ricorre questo tema, l’indagine in questa direzione mi spinge a fare sperimentazioni di vario genere con i metalli e a trovare le tecniche che soddisfino questa esigenza.
5. Anni di esperienza orafa, trascorsi a modellare, saldare, incidere materia per creare monili contemporanei capaci di vestire non solo l'individuo ma valori sociali. Il tuo lavoro in 3 parole.
Innovazione, sostenibilità e cultura.
A cura di Serena Ciarcià
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