Ricordo ancora il momento in cui entrai per la prima volta in un laboratorio di mosaico a Ravenna.
Erano ormai anni che lavoravo in questo settore e un po' di racconti metropolitani su come si eseguiva la lavorazione tipicamente locale mi erano già arrivati. Ma mai avrei creduto di trovarmi davanti ad uno spazio completamente diverso da quello a cui ero abituata. Eh si perché a Ravenna il mosaico si lavora in verticale con il METODO DELLA RIVOLTATURA e non su un tavolo come nel resto d'Italia.
Immagina di entrare in un laboratorio di mosaico e trovarvi al suo interno un'intera parete ricoperta di una sostanza bianca e soffice, molto simile a una meringa ancora da cuocere. Immagina poi che su questa superficie corra una sottile linea blu che compone un meraviglioso disegno; e poi ancora che all'interno di questo disegno si inseriscano delle tessere colorate. Immagina infine che ci sia qualcuno seduto su un panchetto con delle tenaglie da mosaico in mano che taglia queste tessere una ad una.
Tutte queste cose insieme sono la TRADIZIONE RAVENNATE.
COSA RENDE QUESTA TECNICA AFFASCINANTE E UTILE?
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Personalmente posso dirvi che la sensazione più bella che ho avuto appena iniziai a lavorare fu quella di inserire le tessere in quello strato bianco e morbido di grassello. La meno bella invece fu quella che passai metà della mia giornata lavorativa a farmi cadere le tessere dalle mani; può sembrare una sciocchezza ma cambiare metodo di lavoro, per quanto un artigiano possa avere una capacità manuale elevata, agli inizi crea sempre qualche difficoltà. Poi, come succede un po' per tutte le cose la pratica e la costanza alla fine vengono sempre premiate quindi non avere paura a sperimentare tecniche sempre diverse.
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Si può rimediare facilmente agli errori, basta levare la tessera che si vuole cambiare e inserire la nuova.
- Puoi vedere subito il mosaico come apparirà quando sarà finito. Come abbiamo già visto per il mosaico diretto, con la sola differenza che il mosaico con il metodo della rivoltatura viene lavorato su una superficie provvisoria e poi successivamente applicato alla superficie definitiva.
A cura di Giorgia Palombi
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