A ROMA LA VILLA CUSTODE DI ANTICHE VETRATE ARTISTICHE

Non tutti sanno che, tra il 1906 e il 1920 all'interno della splendida Villa Torlonia a Roma, vennero costruiti alcuni villini su commissione del principe Giovanni Torlonia, tra questi un piccolo edificio chiamato inizialmente "capanno svizzero" su progetto dell'architetto veneto Giuseppe Jappelli. Dal 1908 i lavori di ampliamento degli architetti Fasolo e Cambellotti la trasformarono in una preziosa residenza privata, ispirandosi all'architettura Medioevale con suggestioni di arte gotica.

Inizia così una progressiva e radicale trasformazione e, a partire dal 1916 l'edificio cominciò ad essere denominato "Villino delle civette" proprio per la presenza al suo interno di alcune vetrate raffiguranti delle civette stilizzate tra tralci di edera, realizzate dall'artista Duilio Cambellotti.

 

Il tema delle civette esprimeva una precisa richiesta del principe Torlonia appassionato cultore di esoterismo. Circondarsi di immagini che richiamassero misteriose atmosfere magiche attraverso figure simboliche e l'evocazione di fate era, probabilmente, una delle caratteristiche fondamentali della personalità del principe. Nel 1917 l'architetto Vincenzo Fasolo aggiunge le strutture del fronte meridionale della casina, elaborando un fantasioso apparato in stile Liberty. Gli spazi interni, disposti su due livelli, vennero molto curati anche nelle opere di finitura: decorazioni pittoriche, stucchi, mosaici, maioliche policrome, legno intarsiati, ferri battuti, stoffe parietali e sculture in marmo. Ma l'elemento dominante di tutto l'edificio è la presenza di splendide vetrate che vengono istallate tra il 1908 e il 1930, prodotte dal laboratorio di Cesare Picchiarini (mastro Picchio) su disegni di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto.

 

 

Alcune di queste vetrate raffigurano voli di rondini e, nel progetto iniziale, facevano parte di una sequenza di pannelli che raffiguravano lo scorrere delle stagioni. Le stanze della casina erano arredate seguendo dei precisi temi evocativi e, per quanto molti arredi siano andati perduti, è ancora possibile ammirare lo spirito complessivo di tutta la struttura. Nel 1944, con l'occupazione americana, inizia la distruzione di questo piccolo capolavoro che, abbandonato all'incuria e ai saccheggi, si trasforma in pochi anni in rudere. 

 

Nel 1978 il comune di Roma acquisì la Villa e gli edifici, ma nel 1991 un incendio compromise ulteriormente la situazione già grave. L'immagine odierna della "casina delle civette" è dunque il risultato di un lungo, paziente e meticoloso lavoro di restauro, eseguito dal 1992 al 1997 che ha permesso (anche grazie agli innumerevoli disegni e foto rinvenuti) la restituzione alla città di uno dei più singolari e interessanti manufatti dei primi anni del secolo scorso.

 

Trasformata in MUSEO è oggi visitabile e, considerando il contesto in cui è inserita, merita decisamente la nostra attenzione.

Ti suggerisco di scegliere una giornata di sole per avere la luce perfetta e apprezzare al meglio i riflessi colorati prodotti dalle vetrate. 

 

A cura di Beatrice Morello


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Commenti: 1
  • #1

    antonella tamburrano (martedì, 30 luglio 2013 08:54)

    grazie per i tuoi articoli sempre interessanti. Ho cominciato a seguirti per concorso ma continuo a farlo perchè in tanti pubblicate spesso notizie interessanti e lavori molto belli
    grazie


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