Voglia di rivoluzione.
Voglia di dare nuove forme e colori al mondo che ci circonda.
Voglia di guardare le cose da un nuovo punto di vista.
Angela Pozzetti ci ha raccontato cosa vuol dire design nella sua creatività, ci ha aperto le porte del suo laboratorio progettuale comunicandoci le suggestive emozioni da cui scaturiscono i suoi oggetti: grucce luminose, forcelle da bici che diventano lampade e il cestello della lavatrice trasformata in una trottola danzante. Vecchi oggetti di uso quotidiano acquistano una nuova e insolita funzionalità.
1. NewIleDesign, progetto dal sapore sperimentale. In cosa consiste?
Progetto dal sapore sperimentale. Mi piace questa accezione. Qualcosa da degustare un po’ alla volta, l’antipasto che precede una tavola imbandita ricca di succulenti portate. Non è un Must, né tantomeno una Moda da seguire. Non ha nessuna pretesa, solo buone intenzioni. Nasce dall’incontro tra me e Francesca con la quale condivido questo progetto: da una parte creatività e passione per il design, dall’altra intraprendenza e concretezza. L’obiettivo di questo esperimento è quello di rendere moderno ciò che ieri non lo era: è rendere perfetto un modo e un tempo imperfetti. Il nostro desiderio è quello di rinnovare forme e spazi utilizzando materiali di recupero reinterpretandone l’utilizzo e la funzione.
2. Come nasce il tuo approccio al design e all'artigianato?
Penso sia cresciuto letteralmente con me. La mia infanzia è stata molto positiva e non fatico a credere che debba tutto a quegli anni. Abitavo in una vecchia villa di campagna da ristrutturare nella quale una dependance era adibita a falegnameria dove lavorava appunto un oramai amico di famiglia. Sento ancora l’odore del legno intagliato. Adoravo quella casa. Seppur così imperfetta. Mio nonno d’altra parte mi “viziava” con i suoi giochi fatti ad hoc per la sua nipotina…tutti rigorosamente in legno. Insomma, vivevo nel Paese dei Balocchi!
3. Cos'è il design e come si esplica nelle tue opere?
Sicuramente è in prima battuta ispirazione ed esperienza: mi piace pensare che ogni progetto sia il frutto di una selezione fatta tra i luoghi, gli odori, i colori che ogni designer porta con sé ogni giorno, permettendogli così di poter accendere la “lampadina” e di poter dare inizio al proprio lavoro. Penso che il design vincente sia quello che sa interpretare il proprio tempo, perché così facendo risulterà sempre attuale.
Non è difficile ricollegare le mie opere ai ricordi d’infanzia e forse è proprio da questo imprinting che è giusto partire. Ho dato molta importanza ai colori e ad un aspetto ludico degli oggetti in questa prima fase. Mi piacerebbe poter interpretare la vita quotidiana attraverso un design “terapeutico” se così lo si può definire: cercare sempre un leitmotiv che simboleggia Benessere, non quello con gli zeri in coda, ma Benessere interiore. Poter interagire con oggetti semplici e funzionali che ti possano strappare anche un sorriso.
4. La fotografia ha segnato un'impronta sul tuo stile. Vuoi parlarcene?
Fotografare può essere un divertimento, una passione, un lavoro, un’ossessione. Ha un grande potere su di noi e ho realizzato quest’idea dopo aver passato tanto tempo con la macchina fotografica in mano. Ho iniziato a scattare così per gioco insieme ad un’amica.
Mi sono sempre molto divertita. Sulla pellicola si imprimono le proprie emozioni. E se ripercorro tutte le foto fatte in questi anni vedo il cammino e le scelte fatte finora. Mi ha insegnato a fissare le piccole mete, a vedere più in là del mio naso, a mettermi in gioco e a conoscere persone fantastiche. Una bella passione.
5. Materiali di recupero utilizzate per realizzare spesso nuove idee. Il vecchio si unisce al nuovo per creare qualcosa di inedito. Perché hai scelto di creare un legame fra l'antico e il contemporaneo?
Perché forse sono solo punti di vista. A volte ciò che è datato cronologicamente non lo è nella realtà. Viene percepito con una connotazione molto più attuale. Penso che abbiano da imparare l’uno dall’altro.
6. Riciclo e Design ecosostenibile. Qual è la tua opinione in merito?
Il design deve sicuramente farsi portavoce di questo tema ed essere un mezzo di comunicazione incisiva ed attiva. A volte servirebbe ci facesse anche solo riflettere per un attimo. Come la Bottiglia di acqua (“L’acqua è un bene comune dell’umanità e non si vende”) di Philippe Starck in collaborazione con France Libertès. La mentalità di un’economia che prevede guadagno dal corretto impiego delle risorse vitali del pianeta, dei processi eco-sostenibili ed eco-compatibili ci aiuta anche nel sottolineare la responsabilità individuale di ogni cittadino.
7. Dancer è un esempio di come è possibile riutilizzare vecchi materiali per creare qualcosa di nuovo. Descrivici il progetto.
Sono molto legata a questa lampada. Nasce durante un workshop di design sostenibile tenuto dal designer Luca Scarpellini che ci ha guidati attraverso un vero e proprio laboratorio in cui abbiamo potuto realizzare un oggetto attraverso materiale recuperato personalmente e in loco. In particolare Dancer è realizzata tramite l’assemblaggio di una forcella da bicicletta, un vinile ed una puleggia. E’ stata una bella esperienza sia dal punto di vista umano che dal punto di vista artistico. Per quanto mi riguarda sono state delle giornate molto stimolanti che mi hanno sicuramente aiutata per il progetto di NewIleDesign.
8. Le grucce nelle tue mani diventano lampade. Come è nata la lampada Voltaire?
Volevo realizzare dei punti luce mobili. E volevo vestirli. Le grucce mi permettevano di fare entrambe le cose: spostare la luce e vestire il portalampada attraverso un collo di una camicia naturalmente abbinato alla propria cravatta realizzata, ad esempio, con il filo del ferro da stiro.
9. Hai di recente esposto Trottola, la tua lampada rotante, alla mostra RiciclarTi. Progetto curioso e funzionale. Di cosa si tratta?
Trottola rispecchia totalmente il concetto di Benessere espresso in precedenza. E’ un modo per rimanere bambini senza lasciarne traccia. Si ispira ad uno dei giochi più antichi e famosi che incanta con il suo movimento danzante spesso accompagnato da tonalità accese e sfavillanti. E' una lampada pensata come artefice di atmosfere calde e non invasive. Nasce dal recupero di un cestello porta-biancheria in acciaio di una lavatrice.
10. Progettare, inventare, realizzare sono le 3 fasi salienti tipiche del lavoro di un designer. Cosa fa partire il meccanismo?
Penso che ogni designer abbia il proprio mantra da seguire in base al background acquisito ed alle proprie esperienze ed attitudini. È un’alchimia di immagini e nozioni trasportate dalla fantasia e fermate dalla razionalità. C’è chi si spinge oltre e chi si ferma un po’ prima. Per essere un buon designer occorre prima di tutto essere un buon osservatore!
A cura di Serena Ciarcià
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Angela (venerdì, 17 giugno 2011 21:02)
Per lasciare il mondo un pò migliore di com'è, occorre far circolare le idee per condividerle e renderle "reali". E' quello che state facendo. E direi egregiamente!Onorata di questa possibilità di espressione...oggi non è così scontata la cosa!Grazie!!!
Patruno Paola (sabato, 18 giugno 2011 21:48)
Complimenti ad Angela ,al suo mondo totalmente originale ,mai banale ,e nello stesso tempo fatto di suggestioni che sono anche nostre o che lo diventano quando ci fa guardare gli oggetti con occhi nuovi .
Buon lavoro ad una bella persona