Gusto retrò per creazioni d’altri tempi. Limited edition per micro bag da sera, spille e bijoux per gli amanti del vintage, caratterizzati da una manifattura artigianale. Rachela Piras, crea insoliti accessori moda recuperando vecchi tessuti sull’isola dove vive, la Sardegna. Amante della lettura e delle fiction americane anni 70; in piena era i-phone ha detto addio a cellulari e televisione per riservarsi la possibilità di scegliere la qualità del proprio tempo; studiosa di archelogia, trova nell’arte del passato un modo per esprimere il quotidiano vivere. Toni forti e decisi, dialettica spesso accesa e fuori dai soliti canoni di pensiero, un anima rock che realizza oggetti aggraziati e ultra-femminili. Sono lieta di presentarvi piacere Rachela Piras in un intervista per noi.
Gusto retrò per creazioni d’altri tempi. Da cosa nasce la tua passione per il vintage?
Più che di vintage sono appassionata di archeologia e di storia, specialmente popolare: passioni nate da piccola a scuola, e coltivate con letture e con gli studi universitari (per la verità non conclusi, ma è un'altra storia). Inoltre in famiglia siamo stati educati al riuso, una pratica naturale, necessaria e molto comune sino ad un ventennio fa e che oggi è diventata uno stile.
I materiali utilizzati richiamano spesso l’uso di fibre naturali. I colori fanno da contorno a splendidi paesaggi isolani tipici della Sardegna. Come avviene la scelta dei tessuti?
Principalmente in due modi: dal riciclo e recupero di abiti e tessuti - ultimamente sto lavorando con degli scarti di tappezzeria- e dalla ricerca negli empori del circondario dove acquisto i tessuti degli abiti tradizionali sardi e i tagli di tessuti sartoriali "base", panno lana e tweed (per le borse invernali), cretonne e tela robusta di cotone dai colori neutri che posso trattare in varie maniere: con tinture vegetali, con transfer di immagini, applicazioni e abbellimenti. Non compro mai tessuti on line, cerco piuttosto di "arrangiarmi" con quello che trovo nella mia realtà locale, tentando di ottenere risultati interessanti. E' una scelta in parte etica, quando spedisco un mio lavoro faccio viaggiare del materiale sottoforma di prodotto finito, e parte stilistica. I meravigliosi abiti tradizionali sono il risultato di accostamenti di tessuti importati e di tessuti prodotti in loco, ricamati, plissetati, modellati. I risultati sono spettacolari perché si cercava di ottenere l'effetto più prezioso ed elegante con quello che si conosceva e di cui si disponeva in un isola.
Quanto ha influito, la passione per la lettura, nel risultato finale di ogni tua creazione?
Penso che ad influire sia
"certa" lettura , ma non la mia passione per la lettura in generale perché leggo tanto, molte cose diverse e tra queste cose ci sono delle vere banalità.
L'enciclopedia, i libri di storia e di archeologia, gli album di vecchie foto, i documentari con vecchi filmati, la musica rock d'annata hanno influito sul mio
gusto e sulle mie attitudini; probabilmente sui miei lavori.
Hai deciso di abbandonare ciò che per molti è oggi quasi una dipendenza: al bando televisori e cellulari. Staccarsi dalla comunicazione cellulare in
piena era i-phone risulta una scelta insolita; abbandonare il televisore risulta forse una scelta addirittura avvincente. Il concetto di “comunicazione” cos’è per te
Rachela?
Lavoro in casa e propongo i risultati nel web, ho un blog, un account facebook e ad altri social network, più di un indirizzo di posta elettronica, sono
perciò connessa tutto il tempo , sono fruibile e disponibile. Mi servo della tv in streaming, youtube e programmi per la condivisione di files-film, telefilefilm, musica, libri-e gli amici mi
trovano al telefoni fisso. Io la comunicazione la voglio fare e non voglio subirla, non voglio essere esposta totalmente, non voglio essere lobotomizzata da bombardamenti mediatici. E voglio
avere la possibilità di non essere disponibile, e di perdermi un sacco di cose. Così poi posso ricercale e trovarle.
Cosa rappresenta nelle tue giornate la realizzazione dei tuoi accessori moda?
Un impegno concreto, un progetto a lungo termine, un mezzo per (soprav)vivere.
A cura di Serena Ciarcià